WhatsApp è la madre di tutti i problemi che originano dalle grandi compagnie Internet, molto peggiore della casa madre Facebook con i suoi scandali che tiepiamente stanno affiorando, e con la lista sempre più lunga di chi lo ha (finalmente) ripudiato.
Lasciamo per ora da parte qualsiasi ragionamento circa l’utilità o meno, la necessità o meno, il fatto che porti benefici alla vita delle persone o, a conti fatti, la rovini.
Focalizziamo invece il discorso su un punto ben preciso: la libertà di comunicazione, di cui WhatsApp è la negazione.
Sento spesso dire che WhatsApp è una cosa “irrinunciabile”, che “hanno tutti” e di cui “oggi non si può fare a meno”. Come se fosse il nuovo telefono, la nuova email, e che chi non lo utilizza stia in qualche modo rifiutando il progresso. Purtroppo chi spara queste sentenze non considera il problema centrale, che possiamo spiegare meglio pochi esempi:
- se io voglio telefonarti, prendo il mio telefono, chiamo il tuo numero, e riesco a comunicare con te. Non importa se io ho SCELTO Wind e tu Vodafone, o addirittura se io oggi ho Wind e domani SCELGO di passare a TIM. Io e te potremo sempre parlarci tramite la tecnologia del telefono. Una bella liberà no?
- se io voglio mandarti un’email, posso scrivertela usando uno dei tantissimi programmi disponibili, ed inviartela attraverso un server di posta qualsiasi. Non importa se io ho SCELTO il servizio di posta di Microsoft, o quello di Google (o uno che ho messo in casa mia). Io e te potremo sempre parlarci tramite la tecnologia del telefono. Anche se io dovessi scegliere di cambiare fornitore. Una bella libertà, no?
- se io voglio mandarti dei soldi, posso farti un bonifico. Non importa se io ho SCELTO Banca Intesa e tu Unicredit, o anche una banca di qualsiasi altra parte del mondo. Io e te potremo sempre scambiarci denaro tramite la rete bancaria. Una bella libertà, no?
Si noti che nell’ultimo esempio ho volutamente inserito qualcosa che non riguarda le telecomunicazioni, per far capire l’importanza e la sostanza del problema.
Ora, se io pretendo di comunicare con te via WhatsApp, c’è solo un modo per cui questo avvenga. Io DEVO sottoscrivere il servizio vendutomi dall’azienda Facebook, pagare quanto lei e solo lei impone, e usarlo alle condizioni che lei e solo lei decide. Una bella schiavitù, non è vero?
Non sono libero di accedere a quella piazza dove dovremmo incontrarci, sono costretto ad essere suddito del sistema che mi viene imposto. Figuriamoci cambiare fornitore se mi trovo male con Facebook (ad esempio potrebbe non piacermi che si copi tutta la mia rubrica dei contatti, o legga i miei messaggi), visto che non ve ne può essere un altro.
Ora, se siamo io e te a decidere di usa un sistema chiuso per parlarci, sia esso WhatsApp, la chat di Topolino, o la bacheca di Bruno, va benissimo. Se si ha la pretesa di equiparare la bacheca di Topolino alla rete telefonica, o al sistema email, quando si parla di recapiti e comunicazioni aziendali, o, peggio ancora istituzionali (e nell’ignoranza generale si fa pure a gara a vantare l’uso di questo strumento in questi contesti come una innovazione di progresso), è un problema. Un problema per la libertà personale, un problema per la libertà democratica (la marginalizzazione di chi non è sotto il controllo del sistema), un problema per l’economia (dove è la concorrenza?).
Non può che essere definito scandaloso il fatto che le autorità Antitrust di tutto il mondo stiano zitte di fronte ad un tale concentrato di mercato, dove un unico operatore dominante pone delle totali barriere all’ingresso di altri operatori ed impone la sua piattaforma come “la” rete di comunicazione. Silenzio frutto dei nostri tempi: sono convinto che 100 anni fa non sarebbe passata liscia. In tempi recenti sono state fatte multe ed imposizioni folli a Microsoft per la presenza di un browser preinstallato nel sistema operativo, oggi di fronte a questo monopolio completo si sta zitti.
Ciò detto, e tornando al punto di partenza, il problema, anzi la madre di tutti i problemi, è WhatsApp. L’unico servizio che in qualche modo ne è competitore, vale a dire Telegram, non si porta dietro alcuni dei vizi del modello, ed è un filino più aperto e trasparente, ma la sostanza del discorso resta invariata.
Solo una messaggistica decentralizzata e basata su un protocollo aperto (poi ognuno se lo implementi come vuole), come è la posta elettronica, può essere la base per un mondo libero. A quando lo sforzo di qualcuno di costruirla?
P.S. per le aziende: ricordate che WhatsApp non sarà MAI GDPR compliant, dato che per design legge tutta la rubrica dei contatti in vostro possesso e se la copia. Anche solo fermandosi qui, è strutturalmente impossibile dire che lo utilizzate in azienda in un contesto di rispetto della norma.